Violenza. Una questione anche di soldi – NEW

Siamo tutti d’accordo: ogni forma di sopraffazione sul prossimo costituisce violenza.

Alzare le mani, chiaramente. Così come le aggressioni verbali o le offese.
Allo stesso modo, costituisce violenza ogni condotta che sminuisce le capacità e la personalità altrui.

Ma perché si esercitano queste violenze? A ben vedere, si tratta di mezzi per “controllare” il prossimo, ed esercitare una prevaricazione nei suoi confronti.

In questo senso, è possibile parlare di violenza anche dal punto di vista economico.

Costringere una persona “a pagare” le spese dell’altro, o ad assumersi la responsabilità di debiti altrui, sono forme di sopraffazione e quindi di violenza.

Allo stesso modo, ostacolare l’indipendenza economica dell’altra persona, ad esempio controllandone il denaro o impedendole di lavorare, sono modi per controllarla e quindi sopraffarla.

Queste forme di violenza sono spesso esercitate all’interno del contesto familiare e nei confronti dei partner, anche dinanzi i figli. Possono andare avanti per anni, perché non sono immediatamente riconosciute come “violenze”.

Queste condotte, invece, non devono essere ignorate. Sono di per sé gravi, e non è possibile escludere che le stesse possono evolvere in episodi di violenza verbale e persino fisica.

Ecco alcuni “indici” per riconoscere questo tipo di violenza.

Il controllo delle risorse

Una persona violenta può creare una situazione in cui “controlla” le risorse finanziarie dell’altro, che ne è economicamente dipendente.
Ad esempio, chiedendo gli scontrini per giustificare i soldi spesi, oppure centellinando di volta in volta una somma di denaro ridotta a distanza di qualche giorno.
Tutto ciò può privare la vittima del denaro necessario per spostarsi, cercare un lavoro, etc., e crea un malsano vincolo di soggezione.

Esclusione dalle scelte di spesa

Per definizione, le spese comuni vengono concordate.
Quando invece il budget comune è utilizzato per scopi personali, senza alcuna condivisione, a ben vedere c’è un soggetto che sceglie e l’altro che “subisce” la scelta altrui.
Si tratta di una dinamica chiaramente sbilanciata e da evitare.

Limitazione all’accesso alle risorse

I soggetti economicamente violenti hanno interesse a mantenere la vittima in una condizione di “soggezione” economica, per perpetrare la loro sopraffazione.
Per fare questo, alla vittima vengono sottratte le sue risorse oppure viene compromessa la sua capacità di lavorare o ottenere un reddito.
Ad esempio, la vittima può essere privata dell’automobile oppure scoraggiata a cercarsi un lavoro, per fare in modo che non arrivi all’indipendenza.

Inganni e costrizioni finanziarie

Può accadere che la vittima sia costretta ad assumersi la responsabilità di impegni economici altrui. In altri termini, un soggetto debole potrebbe essere indotto ad accollarsi i debiti del soggetto violento, o ad aprire finanziamenti in suo favore. Questo può accadere con costrizioni vere e proprie, oppure con l’inganno, ad esempio facendo firmare senza le dovute spiegazioni. È una condotta molto pericolosa, che può pregiudicare la vittima per anni (si pensi all’obbligo di rimborsare un prestito).

CONSIGLI

Se riconosci una delle condotte citate, potresti essere vittima di violenza economica. In caso di dubbi, è possibile iniziare chiarendo la propria condizione finanziaria.

Ad esempio, capire se si hanno dei debiti, o se ci sono ricchezze occultate. Per questo, puoi chiedere aiuto ad un Professionista. Inoltre, mai firmare documenti di cui non si conosce il contenuto.

È necessaria la ricerca ed il mantenimento di una indipendenza economica, perché ciò impedisce il controllo economico.

Infine, è necessario ricordare che sul territorio ci sono moltissimi enti e centri che combattono la violenza di genere, pronti ad ascoltare e ad aiutare. È istituito anche una linea gratuita antiviolenza, il 1522, pubblica ed attiva 24 ore su 24.

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Ultimo aggiornamento: giugno 2024