La violenza economica di genere: come contrastarla

La violenza economica di genere, ovvero l’insieme delle azioni volte a impedire a una donna di essere indipendente a livello economico e di gestire liberamente il proprio denaro, è tra le forme più dure di sopraffazione non fisica. È un fenomeno ancora poco indagato anche se coinvolge il 33% delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza.

La strada da percorrere è ancora lunga.

Molti paesi stanno recependo la convenzione di Istanbul come anche la Convenzione 190 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro per fronteggiare la violenza verso le donne. In Italia si ravvisa la necessità di incidere contro la violenza economica di genere inserendo sanzioni e riconoscimenti specifici contro l’abuso economico e finanziario: una donna su quattro in Europa ne è vittima.

Un abuso silenzioso che scava nella sicurezza personale della donna e si traduce in una completa privazione della sua autonomia, sfociando spesso in altri tipi di violenze.

Sono dei comportamenti sociali che proprio perché sono culturalmente accettati o addirittura tramandati sfuggono alla percezione di quello che effettivamente rappresentano perchè investono la sfera dei diritti personali di autodeterminazione delle donne e delle nuove generazioni.

La violenza economica si caratterizza in fasi arrivando poi al totale isolamento economico: si passa da una prima fase di isolamento, nel quale la donna di fatto viene accompagnata nella gestione del proprio conto corrente.

Poi si passa a una fase di vero e proprio controllo, dove alla donna non viene dato accesso ai soldi se non per una sorta di appannaggio di copertura spese, richiedendole così una rendicontazione di tutte le spese che effettua.

Si configura così la terza fase che è quella tra le più gravi e che riguarda il vero e proprio abuso e isolamento economico. A quel punto la donna viene solo supportata da un punto di vista delle spese strettamente necessarie, neanche le spese per i medicinali; l’accesso alla gestione dei propri soldi non diventa più una prassi o un’opportunità per lei che non ha neanche la possibilità di avere un conto corrente personale.

L’ultima fase nella quale esplode il vero e proprio abuso economico-finanziario è quando alla donna vengono fatte firmare fideiussioni, garanzie e prestiti di cui lei non ha bisogno e che la portano in una situazione di esposizione nei confronti della banca o di intermediari finanziari.

Si aggiungono la mancata autorizzazione di poter andare a lavorare, di avere delle rendite economiche da gestire autonomamente, la mancanza di qualsiasi trasparenza nei confronti della rendicontazione bancaria, delle entrate di casa, della condivisione delle scelte per quanto riguarda i figli negli studi, magari all’estero.

L’impegno verso una cittadinanza economica vuol dire impegnarsi verso la prevenzione dell’abuso economico finanziario che ha un costo sociale umano elevatissimo, soprattutto perché la spirale che si innesca con le altre violenze porta molto spesso a situazioni di violenza fisica.

Di seguito una serie di raccomandazioni che riguardano trasparenza e presa di responsabilità verso sè stesse e per la propria autodeterminazione, consigli importanti per tutte le donne che vogliono sfuggire dalla terribile morsa della violenza economica e riuscire a prevenirla.

Per prevenirla bisogna avere contezza prima di tutto delle entrate in famiglia e della propria documentazione bancaria; non condividere alcuna password o codice personale che ti riguarda; preservare tutti i documenti anche quelli che riguardano i figli, per esempio una casa cointestata della quale si riceve un affitto; fare molta attenzione alla rendicontazione bancaria sui conti deposito titoli; attenzione al conto corrente cointestato. È fondamentale avere un proprio conto corrente per poter mettere i propri redditi come anche ciò che perviene dalla propria attività lavorativa anche se sporadica.

È importante fornire alle donne strumenti e metodologie che abbiano per oggetto i seguenti aspetti: come entrare in banca e prendersi cura di sé, come gestire i soldi e iniziare a costruire la propria indipendenza economica, per programmare il proprio futuro.
Per favorire, inoltre, l’indipendenza economica delle donne si possono sviluppare azioni positive che vanno verso due direzioni: strumenti di sostegno al finanziamento per chi vuole sviluppare una propria attività e programmi di alfabetizzazione finanziaria, per superare quel gap di conoscenza che manca a tante donne per poter poi partecipare attivamente al mondo finanziario. Occorre lavorare su questi due aspetti per costruire così la self-confidence e assicurare alle donne quelle competenze di base per utilizzare al meglio le opportunità finanziarie in essere.

Non tutte le donne denunciano: c’è una difficoltà a telefonare per denunciare la violenza economica come tale; spesso le donne che la subiscono si vergognano o faticano ad ammetterlo.

Per il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne, in Italia è attivo il numero 1522. Tale numero è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, sia da rete fissa che mobile, in varie lingue, via telefono o via chat, con assoluta garanzia di anonimato. Le operatrici forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime offrendo informazioni utili e un orientamento verso i Centri Antiviolenza e i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale.

Tutte le informazioni disponibili sul sito www.1522.eu.

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Ultimo aggiornamento: luglio 2023