Il rischio di indebitamento e le nuove regole sul default finanziario: quale equilibrio per il consumatore?
Il 2021 si è aperto con una enorme attenzione sulle norme che incideranno in vario modo sulla tematica dell’indebitamento del consumatore, delle famiglie e delle imprese. Fra queste vi sono, in particolare, quelle relative al “pacchetto” sovraindebitamento e quelle in materia di default finanziario.
Il dato fondamentale, dal quale partire per riflettere sulle ricadute pratiche derivanti dalle novelle legislative, non può che essere ricavato dall’osservazione della particolare situazione esistente in materia di credito ed indebitamento e del contesto nel quale le misure andranno ad agire.
A tal proposito, sappiamo con certezza che la platea degli italiani indebitati si è ulteriormente allargata anche durante l’emergenza sanitaria. Nel corso del 2020 e del 2021, infatti, è senza dubbio cresciuta l’incidenza della popolazione con linee di credito attive sul totale dei residenti maggiorenni.
L’emergenza sanitaria, di fatto, ha alimentato la corsa ai finanziamenti da parte delle famiglie (mutui, prestiti personali e finalizzati), in atto già da alcuni anni. Sappiamo anche che, tendenzialmente, i consumatori che hanno attivato un mutuo o un prestito hanno prestato maggiore attenzione alla sostenibilità delle obbligazioni assunte, optando per rate mensili non troppo pesanti rispetto al reddito disponibile e piani di rimborso più lunghi. Questo elemento ha consentito di tenere sotto controllo l’indice di rischio, il quale è rimasto tutto sommato stabile.
Quel che deve essere tenuto in debita considerazione, però, è che questi risultati sono stati raggiunti anche grazie alle varie misure varate dal Governo: le banche hanno ricevuto numerose domande di sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa (fondo Gasparrini) e le moratorie rivolte alle famiglie hanno raccolto un numero quasi inaspettato di adesioni.
La crisi economica in corso porterà con se ulteriori situazioni di sovraindebitamento, con conseguente impossibilità di far fronte ai debiti nuovi e pregressi da parte delle famiglie, delle imprese individuali e delle PMI. L’impossibilità di far fronte a tali situazioni, generate dall’assunzione di debiti sulla base di presupposti venuti poi a mutare in un diverso contesto economico, subirà inevitabilmente evoluzioni che oggi non è possibile in alcun modo prevedere.
La normativa sul sovraindebitamento rappresenta un salvagente per tutti i soggetti in difficoltà e le disposizioni di nuovo conio incidono su alcuni aspetti che dovevano essere necessariamente risolti e prestano maggiore attenzione, altresì, all’aspetto della concessione del credito oltre che alle effettive concrete possibilità del debitore.
Lo strumento di cui sopra è fondamentale per affrontare la crisi e per consentire ai debitori una ripartenza (fresh start) ed una nuova cittadinanza, assicurando dignità sociale ai soggetti più poveri i quali, senza una rimessione dei propri debiti, rimarrebbero ai margini della società.
A fianco alle nuove norme che prevedono nuove opportunità per i soggetti sovraindebitati, vi sono però tutta una serie di novità normative da tenere in debita considerazione, le quali lungi – dal risultare più favorevoli – stabiliscono criteri più stringenti per il consumatore e conseguenze significative in caso di inadempimento. Ad esempio, la normativa in materia di classificazione dei debitori in “default” (ovvero, in stato di inadempienza di un’obbligazione verso la banca) deve essere tenuta bene a mente perché stabilisce criteri molto più stringenti rispetto a quelli adottati dagli intermediari finanziari italiani prima del 2021.
Con le nuove regole si specifica che per “arretrato rilevante” nei confronti dell’istituto finanziario si intende un ammontare superiore, per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, a 100,00 euro che rappresenti almeno l’1% dell’esposizione complessiva (c.d. componente relativa), a fronte di margini ben più larghi previsti con la normativa precedente.
Per esplicare meglio il concetto attraverso un esempio pratico, nel caso di un cliente titolare di due conti correnti in cui il conto A sia affidato con un’apertura di credito in conto corrente di 2.000,00 euro che presenti un saldo di 300,00 euro ed il conto B non affidato che presenti un saldo di -105,00 euro, se questa situazione perdurasse per oltre 90 giorni consecutivi il cliente sarebbe classificato automaticamente in default poiché:
– i 1.700,00 euro di margine disponibile sul conto A non compenserebbero lo sconfinamento sul conto B
– lo sconfinamento di 105,00 euro sarebbe maggiore di 100,00 euro e superiore all’1% dell’esposizione nei confronti della banca (300+105).
Ovviamente per evitare la classificazione per il cliente sarebbe sufficiente disporre prima del decorso dei 90 giorni un giroconto dal conto A a copertura, anche parziale, dello sconfinamento sul conto B ma il vero problema, al di là delle gravi problematiche vissute dai consumatori in questo difficile periodo storico, è assumere consapevolezza della normativa e di come sia facile incorrere in una situazione potenzialmente dannosa per consumatore ed imprese.
E’ dunque fondamentale conoscere le nuove regole e rispettare con puntualità le scadenze di pagamento previste contrattualmente, per non risultare in arretrato nel rimborso dei propri debiti verso le banche anche per importi di modesta entità al fine di evitare che la banca sia tenuta a classificare il cliente in default ed avviare le azioni a tutela dei propri crediti, secondo quanto richiesto dalle disposizioni di vigilanza europee, scongiurando così il pericolo di trovarsi in situazioni scomode cui sarà poi difficile porre soluzione.
I consigli operativi da seguire per evitare il default sono i seguenti:
rispettare le scadenze ed evitare arretrati, anche di piccole entità;
ripianificare le diverse linee di credito alle reali esigenze aziendali;
tenere sotto controllo i conti correnti che si usano raramente
pianificare entrate ed uscite mensili in un intervallo almeno di 6 mesi;
verificare frequentemente i saldi dei conti correnti e delle carte di credito;
evitare di ricorrere a troppi prestiti contemporaneamente, anche di piccolo importo;
tenere sotto controllo la situazione dei rapporti cointestati, anche se non gestiti in prima persona.
La sensazione avvertita dopo aver esaminato la situazione attuale e le novità rilevanti in materia è che, a fronte di una spinta proveniente da più parti tesa a regolamentare diversamente il punto di equilibrio per il consumatore in materia di credito al consumo, di insolvenza ed indebitamento, vi sia comunque una difficoltà di massima nel prevedere quali scenari andremo a vivere nel prossimo futuro.
Le novelle legislative, alcune delle quali preannunciate da anni, vedono la propria entrata in vigore in un momento storico estremamente complesso, nel quale famiglie ed imprese vivono come tanti funamboli, in bilico sul filo sottile dell’incertezza e sotto l’influenza di forze opposte.
La pandemia è ancora lontana dal potersi dire del tutto superata e la convivenza con il virus continuerà a generare ripercussioni economiche e sociali più o meno accentuate a seconda della capacità dei paesi colpiti di circoscrivere prontamente i nuovi focolai di infezione e in funzione della ampiezza e della velocità di attuazione delle misure di sostegno all’attività economica.
L’eventuale aumento delle insolvenze, tanto più probabile quanto più a lungo durerà il ristagno economico, comporterebbe un aumento delle sofferenze per le banche e, verosimilmente, un razionamento del credito che a sua volta rafforzerebbe la recessione. Questi sviluppi alimenterebbero a loro volta la contrazione a catena di reddito, domanda e occupazione ed in questo contesto, rimangono cruciali sia le misure tese a mitigare il rischio di insolvenza dei debitori sia eventuali ulteriori interventi pubblici a sostegno di una rapida ripresa.
La vera scommessa è quella di fronteggiare questo scenario precario e solo la responsabilità e consapevolezza di tutti porterà reali benefici.