Domande per investire
Prima di investire è sempre opportuno porci alcune domande. Di seguito si riportano alcuni interrogativi a titolo di esempio. La lista non è ovviamente esaustiva e la tipologia delle domande a cui dobbiamo rispondere dipende in particolare dalle conoscenze e dalle esperienze che abbiamo sui mercati, e dalla nostra tolleranza al rischio.
Quale è la nostra situazione finanziaria?
È importante raccogliere tutte le informazioni necessarie per creare il nostro bilancio familiare. Dobbiamo quindi essere in grado di conoscere tutte le nostre entrate (come ad esempio salari/pensioni, eventuali dividendi o cedole dei nostri investimenti, eventuali affitti di immobili, che abbiamo locato) e tutte le nostre uscite (ad es. la rata del mutuo, le spese correnti – alimenti, abbigliamento, utenze –, ma anche le spese ricorrenti che hanno una cadenza periodica, come ad esempio il pagamento del bollo e dell’assicurazione auto).
L’obiettivo di un bilancio familiare è duplice: da un lato determinare quanto il singolo soggetto (o il suo nucleo familiare) sono in grado di risparmiare in un certo arco temporale (es. ogni mese); dall’altro aumentare la propria consapevolezza in merito alle fonti di reddito e agli impieghi delle risorse a disposizione della famiglia.
Come vogliamo impiegare il nostro risparmio?
Oggigiorno investire parte dei nostri risparmi in titoli finanziari risulta quasi imprescindibile per mantenere (e accrescere) il nostro patrimonio e di conseguenza per raggiungere i nostri obiettivi di vita (come ad esempio l’acquisto di una casa o di un’auto, la creazione di un montante previdenziale, …).
Sul mercato esistono tuttavia strumenti con differenti livelli di rischio, ossia con probabilità più o meno elevate che le “cose” (ad es. i rendimenti di un titolo) possano andare diversamente rispetto a quanto ci eravamo prefissati (anche in positivo!)
Ne deriva che occorre essere consapevoli della nostra tolleranza al rischio, ossia della nostra propensione a comprare titoli più volatili, nella speranza di portare a casa rendimenti più elevati. Esiste infatti una relazione fondamentale in finanza, che lega i rendimenti dei titoli alla loro rischiosità: all’aumentare del rischio, aumenta anche il rendimento atteso dello stesso. Se il rischio è dunque percepito solo come una componente negativa dei nostri investimenti, esso rappresenta un elemento di ostacolo alla crescita del patrimonio; alternativamente, la sua corretta comprensione e gestione può invece rappresentare un nostro alleato per far crescere la nostra ricchezza nel tempo.
Qual è l’obiettivo temporale del nostro investimento?
Per quanto tempo siamo disposti a vincolare parte dei nostri risparmi? Breve, medio o lungo termine? Naturalmente tutti noi vorremmo ottenere rendimenti particolarmente interessanti, investendo in strumenti di breve periodo. Purtroppo nella realtà gli investimenti di breve periodo generano solitamente ritorni più contenuti, rispetto agli strumenti di medio e lungo termine. Tuttavia non possiamo pensare di investire solo nel lungo periodo, in quanto potremmo avere bisogno in ogni momento futuro di una riserva di liquidità (es. la macchina si rompe inaspettatamente e deve essere sostituita con una nuova). Occorre dunque ripartire adeguatamente i nostri investimenti in strumenti a breve, medio e lungo termine, in linea soprattutto con le nostre future previsioni di spesa (es. se sappiamo già oggi di dover comprare casa fra 12 mesi, è sconsigliato investire troppo in titoli a lungo termine, in quanto fra un anno tali investimenti potrebbero essere necessariamente venduti con perdite significative, se le condizioni del mercato si sono nel mentre deteriorate, anche solo temporaneamente).
Abbiamo sufficiente conoscenza degli strumenti finanziari e del loro funzionamento?
Così come per l’acquisto di un’auto o di una casa, è importante conoscere le caratteristiche degli strumenti finanziari e gli elementi che ne influenzano l’andamento, prima di effettuare qualsiasi forma di investimento. A differenza dell’acquisto di un’auto, per la quale solitamente ci informiamo anche leggendo riviste specializzate per diverse settimane/mesi, l’investimento finanziario risulta essere più complesso per due ordini di motivi: il primo riguarda l’astrattezza degli investimenti, che rende più complessa la comprensione del loro funzionamento (oggi i titoli finanziari non sono più cartacei come una volta, ma sono delle scritture contabili detenute dagli intermediari). Il secondo aspetto di complessità riguarda la forte incidenza della nostra componente emotiva quando dobbiamo effettuare una decisione di acquisto o vendita di strumenti finanziari. Nella pratica infatti, siamo portati a comprare titoli quando questi hanno performato positivamente nel recente passato, mentre abbiamo una maggiore propensione alla vendita, quando il loro recente comportamento è stato negativo. Ciò significa tuttavia comprare titoli a prezzi elevati e vendere gli stessi quando i prezzi sono contenuti, registrando purtroppo delle perdite sicure sui nostri investimenti.
Che ritorno vogliamo avere dal nostro investimento?
Puntiamo ad una crescita moderata del capitale, che garantisca flussi di reddito periodici? Oppure preferiamo rendimenti più alti, a fronte di rischi più elevati? Come visto in precedenza, esiste una relazione diretta fra rischio e rendimento: all’aumentare della volatilità del prezzo dello strumento, il suo rendimento atteso deve essere più elevato. La volatilità è una misura della variazione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario nel corso del tempo.
I titoli a breve termine sono soliti offrire, generalmente a fronte di una minore volatilità, rendimenti più contenuti rispetto ai titoli a medio-lungo termine. Parlare solo di rendimento dei nostri investimenti è dunque limitativo; occorre valutare invece correttamente il rapporto esistente fra rendimento atteso, rischiosità e durata dell’investimento che intendiamo effettuare.
Il nostro investimento deve rispondere anche ad obiettivi “etici” o più in generale di sostenibilità ambientale, sociale e di buon governo?
Un fenomeno attuale è la crescente domanda di investimenti finanziari sostenibili, ossia di investimenti che oltre all’analisi del rischio sopportato e del rendimento ottenibile prendono in considerazione anche criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governo del progetto/impresa che si sta finanziando. Si tratta di criteri o fattori ESG, dall’inglese Environmental, Social, Governance. L’obiettivo ultimo è quello di creare valore a lungo termine per l’investitore stesso e per l’economia/società nel suo complesso. Gli individui possono decidere di investire in prodotti ESG per diverse motivazioni. La principale è quella sociale e ambientale: si preferisce optare per tali strumenti proprio perché ci si attende una ricaduta positiva sull’ambiente e sulla società, accettando la possibilità che i rendimenti di questa scelta di investimento siano più contenuti rispetto a quelli che si sarebbero potuti ottenere investendo in strumenti finanziari non ESG. Una seconda motivazione potrebbe ricondursi all’aspettativa di rendimenti più elevati rispetto a quelli generati da prodotti non ESG, specialmente in periodi di forte turbolenza e incertezza proprio per le caratteristiche di maggiore resilienza delle imprese non conformi ai criteri ESG. Infine, a parità di rendimento tra prodotti ESG e non ESG, l’investitore sceglie i primi perché comunque ad impatto positivo su ambiente e società.
Qual è la perdita massima che siamo disposti a sopportare?
Questa è forse la domanda più importante. Come sappiamo, il rischio rappresenta una componente imprescindibile dell’investimento. Solo grazie al rischio, infatti, è possibile aspettarsi un rendimento atteso. Per effettuare degli investimenti in ambito finanziario, il punto di partenza forse più opportuno diventa quello di ragionare innanzitutto sul concetto di rischio, e in particolare sul livello di perdita massima che siamo disposti a tollerare. Iniziando a ragionare e a confrontare i rendimenti dei vari titoli, infatti, saremo forse portati a preferire quegli investimenti che hanno una redditività più elevata, ma che comportano anche una rischiosità più alta di quella che siamo disposti in concreto a sopportare.
Quanto vogliamo destinare all’investimento?
Investire soldi vuol dire impiegare tali risorse nel tempo. Occorre tuttavia valutare bene quale può essere l’impatto dei nostri investimenti sul nostro tenore di vita e sul bilancio familiare attuale, prima di fare delle scelte di investimento. Risulta naturale che maggiori sono le somme investite, più elevata dovrebbe essere la ricchezza di cui potremmo disporre in un certo momento futuro. Un modo per aumentare la quota di entrate destinata agli investimenti, senza andare ad impattare significativamente sul tenore di vita del nucleo familiare, è valutare la possibilità di ridurre alcune spese correnti ritenute superflue (es. una spesa eccessiva in attività ludiche), in modo da raggiungere in futuro un obiettivo di vita più importante (es. la creazione di un montante previdenziale adeguato per gli anni della pensione).
Riteniamo di avere bisogno di aiuto?
Quando ci viene proposto un investimento, le caratteristiche del prodotto sono tutte chiare? Se così non fosse, possiamo prendere tutto il tempo necessario per fare i dovuti accertamenti (utilizzando ovviamente fonti affidabili presenti anche su internet). L’importante è prendere una decisione solo nel momento in cui siamo convinti di quello che stiamo facendo. E naturalmente, in caso di bisogno, è sempre possibile chiedere un consiglio ai professionisti del mondo della finanza.